La riproduzione è il momento che tutti gli allevatori attendono: è un momento
magico e ricco di emozioni. Vediamo di mostrare, passo dopo passo cosa fare e
come gestire questa situazione dall'accoppiamento dei riproduttori alla
schiusa delle uova. A seguire, l'articolo
dalla schiusa delle uova allo svezzamento dei noveli.
L'importanza del fotoperiodo
Cominciamo con un po' di teoria: i canarini, come tutti gli uccelli in
generale sono influenzati dalla luce nel loro ciclo stagionale, il che
significa che la luce sarà il primissimo fattore da considerare nella
riproduzione. I canarini necessitano di
almeno 13 ore di luce giornaliere per fare in modo che i fotorecettori
nel cervello stimolino una cascata di ormoni, tra i quali ci sono anche quelli
sessuali. Alle nostre latitudini questo numero si raggiunge verso la
fine di marzo: sarà questo il periodo adatto alla riproduzione.
Il fotoperiodo regola i ritmi degli uccelli, dalla riproduzione, alla muta, al
riposo invernale. Per questa ragione è assolutamente fondamentale
NON cambiare continuamente le ore di luce della stanza in cui vivono i
canarini. Se in casa non è possibile offrire loro la luce adeguata e costante, allora
è sicuramente meglio tenerli all'esterno durante tutto l'anno, per evitare che
i cicli stagionali vengano alterati. Tuttavia, perché i canarini passino
un'inverno felice all'esterno è necessario che siano stati messi di fuori non
più tardi di ottobre, per non rischiare di far morire di freddo i nostri
soggetti.
Inserimento del maschio e della femmina nella stessa gabbia
Il maschio e la femmina possono stare nella stessa gabbia anche durante il
periodo invernale, quindi non c'è un periodo preciso in cui maschio e femmina
devono incontrarsi. Come già spiegato nel paragrafo precedente, sono le ore di
luce giornaliere a determinare l'avvio della stagione riproduttiva: per
questo, anche se teniamo i nostri soggetti nella stessa gabbia, durante
l'inverno non ci sarà il rischio di vederli riprodursi (a meno di alterazioni
nel fotoperiodo).
Se abbiamo più di una coppia e durante l'inverno i soggetti vengono tenuti
tutti nella stessa voliera, allora è opportuno formare le coppie desiderate
prima dell'inizio della stagione riproduttiva, posizionando ciascuna coppia in
una gabbia cova separata. Possiamo formare le coppie già a metà febbraio. Per
una spiegazione su quali soggetti di colore è preferibile accoppiare, leggi
l'articolo sugli accoppiamenti consigliati.
La gabbia cova
Poco sopra abbiamo citato le gabbie cova. Ma cosa sono e cosa hanno di
speciale rispetto ad una normale gabbia per canarino? Fondamentalmente si
tratta di gabbie appositamente pensate per ospitare una coppia in
riproduzione: sono generalmente più grandi di una classica gabbietta, ma
sopratutto sono dotate di un apposito divisorio centrale, che sarà
particolarmente utile nella fase di
svezzamento dei novelli, come vedremo nell'articolo dedicato. Essendo divisibile, dispone anche di
almeno due mangiatoie per lato, cioè quattro in totale. Alcuni modelli
arrivano anche a 6 mangiatoie. Trattandosi di gabbie ad utilizzo piuttosto
"tecnico", non sono sempre facilmente reperibili in qualsiasi negozio, ma si
trovano facilmente online: ecco
alcune gabbie cova vendute su tema.it.
Ricordiamo inoltre che, nel momento in cui si divide la gabbia in due
tramite l'apposito divisorio, tutti gli accessori interni dovranno essere
ovviamente raddoppiati: saranno necessari, oltre alle già citate mangiatoie
doppie, due beverini e
una quantità sufficiente di
posatoi da entrambi i
lati della gabbia.
Il nido: materiali e posizione
Verso marzo possiamo iniziare ad inserire il nido nella gabbia. In commercio
ci sono nidi in vimini da inserire all'interno della gabbia, oppure nidi
esterni da agganciare ad uno sportello della gabbia. Entrambi vanno bene:
l'importante è che la posizione in cui si decide di mettere il nido
permetta alla canarina una certa riservatezza. Se ciò è difficile da ottenere, basta schermare la zona vicina al nido con
del cartone.
Il feltrino per nidi può essere utile per assicurare il calore adeguato
alle uova, anche nel caso in cui la canarina non abbia foderato accuratamente
il nido. Il feltrino però non deve sostituire il materiale da imbottitura:
ottimi i fili di juta, da evitare invece il cotone, che può
attorcigliarsi attorno alle zampette dei nuovi nati e provocare lesioni.
La preparazione del nido
La preparazione del nido è un compito che spetta alla femmina. A
volte però può capitare che il maschio decida di aiutare la compagna. La
femmina può metterci anche più di una settimana per fare il nido:
lo fa e lo disfa continuamente, lo aggiusta e finché non ha deposto il primo uovo continua a lavorarci.
Capita talvolta, specialmente tra le canarine giovani, che il nido non venga adeguatamente imbottito. In questo caso potremo aiutare la femmina nella sistemazione dei fili di juta. Se la femmina rifiuta l'aiuto e disfa il lavoro, non dobbiamo perderci d'animo e sistemare noi il nido, finché lei non deporrà il primo uovo. Al momento della deposizione, infatti, la femmina cessa ogni comportamento di sistemazione del nido, per concentrare la sua attenzione alle sue uova.
Capita talvolta, specialmente tra le canarine giovani, che il nido non venga adeguatamente imbottito. In questo caso potremo aiutare la femmina nella sistemazione dei fili di juta. Se la femmina rifiuta l'aiuto e disfa il lavoro, non dobbiamo perderci d'animo e sistemare noi il nido, finché lei non deporrà il primo uovo. Al momento della deposizione, infatti, la femmina cessa ogni comportamento di sistemazione del nido, per concentrare la sua attenzione alle sue uova.
La cova
La canarina deporrà
un uovo ogni mattina, per un totale di 6 uova al massimo. Alcune
particolari razze di canarino, specialmente quelle di taglia maggiore, possono
arrivare a deporre anche più uova. La cova non inizia subito il primo giorno
di deposizione, ma nei giorni successivi.
Un'operazione importante da effettuare durante la deposizione della femmina è
la
sostituzione delle uova
vere con delle uova finte. Le uova vere andranno reinserite nel nido a
deposizione terminata. Questo darà la possibilità a tutti i nidiacei di
sopravvivere, cosa che non accade praticamente mai se le uova non vengono
sostituite. Per approfondire questa pratica, leggi l'articolo dedicato al tema.
Un'altra utile operazione da effettuare è quella della
speratura dell uova. In sostanza consiste nel monitorare lo stato delle uova, per verificare se
e quali uova siano effettivamente feconde e quali invece possano essere
buttate. Non è un'operazione essenziale come lo è invece la sostituzione delle uova, ma se siamo a conoscenza che nessuna delle uova deposte ha un embrione
vivo, allora è inutile lasciare che la nostra canarina spenda energie per
scaldare uova che non si schiuderanno mai. Per approfondire questa operazione,
leggi l'articolo dedicato al tema.
Mentre la canarina cova, o successivamente quando avrà i pulli nel nido, NON lasciare a disposizione il bagnetto: le uova hanno bisogno di un umidità del 70-75% e nella maggior parte dei casi l'umidità atmosferica è sufficiente. Se la canarina si posiziona sulle uova con le piume bagnate o molto umide, c'è un maggiore rischio che si sviluppino batteri ed infezioni a danno degli embrioni.
Mentre la canarina cova, o successivamente quando avrà i pulli nel nido, NON lasciare a disposizione il bagnetto: le uova hanno bisogno di un umidità del 70-75% e nella maggior parte dei casi l'umidità atmosferica è sufficiente. Se la canarina si posiziona sulle uova con le piume bagnate o molto umide, c'è un maggiore rischio che si sviluppino batteri ed infezioni a danno degli embrioni.
Generalmente il maschio non disturba la femmina durante la cova, anzi, nelle
coppie affiatate il maschio può essere un valido sostegno per la femmina. Lui
può entrare nel nido al posto della compagna mentre lei mangia e defeca,
oppure può portarle del cibo direttamente al nido.
Dopo 13-14 giorni di cova le uova si schiudono. In casi eccezionali si può
arrivare a 15 giorni.
Se vuoi proseguire la lettura sulla nascita dei pulli, fino al loro svezzamento, clicca sul link proposto.
Se vuoi proseguire la lettura sulla nascita dei pulli, fino al loro svezzamento, clicca sul link proposto.
Articolo a cura di
Chiara Marconi
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