Uno dei principali metodi di comunicazione usato dal tamia per comunicare i suoi stati d'animo è il portamento della coda. A seconda che sia tranquillo, nervoso o impaurito il tamia porta o muove la coda in maniera differente.

Curiosità e incertezza
Quando i tamia si imbattono in un nuovo odore o in un nuovo oggetto, si dimostrano solitamente curiosi. Tuttavia la loro curiosità è molto spesso intrisa di prudenza. Il comportamento del tamia in questo caso sarà furtivo: si avvicinerà prudentemente ad annusare, ma sarà anche pronto a schizzare via in caso presunto pericolo. In queste circostante la coda viene tenuta ad uncino e verrà sventolata a sinistra e a destra in maniera serpeggiante.

Paura o rabbia
Se il tamia è arrabbiato o spaventato, resterà per un attimo immobile con la coda tenuta dritta in verticale e i peli della coda rizzati. L'atteggiamento del tamia è nervoso, solitamente perché spaventato. In queste circostanze può mostrare aggressività per difendere il suo territorio.
La posizione eretta della coda è possibile osservarla anche in una femmina ricettiva pronta all'accoppiamento, ma ovviamente  il significato sotteso è ben diverso: significa che la femmina intende rivolgere grandi attenzioni al maschio.

Tranquillità
Quando il tamia è tranquillo e sicuro di ciò che lo circonda dimostra il suo rilassamento con diverse posizioni della coda. Se si trova su un ramo, può tenere la coda a penzoloni, oppure se è seduto sulle due zampe può tenere la coda inarcata lungo la schiena, o ancora se è sdraiato la coda può rimanere distesa lungo il corpo. L'atteggiamento è rilassato e tranquillo, senza mostrare segni di allerta o curiosità. Semplicemente si gode il relax.

Coda come un bilanciere
La coda, oltre che strumento di comunicazione, è anche molto utile all'equilibrio del tamia. Durante i salti e le corse la coda viene tenuta distesa come fosse un prolungamento del corpo. La coda viene utilizzata come un bilanciere e senza di essa il tamia avrebbe delle difficoltà a compiere i salti di cui è capace.










FONTE: Gismondi E. (1990), Tutto sullo scoiattolo, De Vecchi Editore, Milano.

Articolo a cura di =Kiara=